mercoledì 31 ottobre 2007

Mi giro di scatto sorpreso

Mi giro di scatto sorpreso
sentendo quel suono
schioccato dal nulla;
mi osservo stupito a cercare
con gli occhi
un'ombra che fugge
e abbia fatto rumore.

Nessuno.

Eppure fantasmi di vecchie
persone ormai dissolte
dal tempo passato
camminano a fianco
delle mie gambe malate,
in questa via di pietre
squadrate.

E risento quelle voci antiche
di donne
tornare dal fiume
e cantare canzoni di amori lontani;
e zoccoli che picchiano
sulla strada di sassi
e bambini gridare
e cacciare lucertole.
E i canti sguaiati
di sera di vecchi ubriachi.

Sono rimaste le voci dei morti.
In questo paese coperto dai rovi.

martedì 30 ottobre 2007

Alzo veloce la testa

Alzo veloce la testa
che scatta
sul vuoto lavabo
a guardare lo specchio
che guarda quest'uomo
che si rade al mattino.

Scattano fulminee le pupille
a bloccare l'immagine addensata
nei vapori dell'acqua bollente
che scorre
dal metallo rovente
del rubinetto d'acciaio.

E vedo ombre di donne
che danzano al tramonto
contro la luce morente
d'un'estate già morta
con gambe sottili
e tacchi di spillo
e musica che cade
dall'alto del nulla.

Danzano in bianco e nero
ombre di vita passata,
non sento più nulla
non vedo più nulla,
solo la testa
che scatta in avanti
e le occhiaie perplesse
di me che mi rado.

lunedì 29 ottobre 2007

Il cagnolino e il bambino

Commovente mammina tenerissima che incita il figlioletto innocente a guardare con affetto quei cartoni animati con gli animali disegnati come bravissime persone umanissime: orsi bianchi parlanti, cagnolini intelligenti, ippopotami sorridenti, coccodrilli dolcissimi, cavalli paternissimi. Colorata creativa rasserenante Arca di Noè di amicissimi dei bambini, così buoni e comprensivi, "gli animali sono più buoni delle persone, bambino mio"; e le merendine televisive con su la faccia dell'orso grizzly che sorride simpaticissimo e che dice "sono amico dei bambini"; e il giocattolino così carino a forma di pitone che sibila tenerissimo all'orecchio dell'infante "tienimi sempre con te, sono il tuo fratellino"; e i cartoni animati con il gufo e la civetta, e il lupo amicone e la faina così carina.
Sono tutti buoni e tenerissimi questi piccoli animalini, così bravi ed amiconi, fratellini dei bambini con quei visi così umani e i sorrisi rassicuranti.
Ed ecco, leggo oggi sul giornale: "bambino tenerissimo sbranato dal cagnolino simpaticissimo, cento punti di sutura sul suo viso rosa e fresco".

venerdì 26 ottobre 2007

La cassa di plastica bianca

L'oratore sindacale, al culmine dell'adunata o-ce-a-ni-ca che riempe la piazza, mitraglia come una batteria di missili katyusha mille parole al secondo sparandole ad alzo zero sulla massa proletaria suburbana di pensionati-studenti-lavoratori convenuti in formazioni a testuggine da tutta Italia: diecimila parole scrosciano secche come fuoco di sbarramento di mitragliatrici leggere da trincea; sbuffano eruttando dalla bocca urlante dell'oratore sindacale nuvole sulfuree urticanti di polvere da sparo alitate a forza a schiaffeggiare il milione di teste-facce in blocchi massicci cubici di purissimo fulminato di mercurio schioppettante; raffiche verbali secche da plotone di esecuzione investono la massa informe plebea delle centurie osannanti dei pensionati-studenti-lavoratori convenuti de-mo-cra-ti-ca-men-te per manifestare ci-vil-men-te contro i pa-dro-ni.
Finisce fra centomila bandiere rosse-verdi-arancioni-gialle l'urlo finale decisivo dell'oratore-mitraglia che si ritira trionfante arretrando come su binari metallici dal palco di mille metri quadrati; immediatamente dieci ingegneri elettronici-meccanici in guanti bianchissimi mettono al sicuro, come reliquia preziosissima, la testa meccanica di alluminio e titanio lucidissima dell'oratore-mitraglia: centomila circuiti elettronici surriscaldati nelle mandibole metalliche vengono disabilitati; ripiegata la maschera precississima simile a carne vera umana; l'operatore radio disattiva il telecomando a distanza: l'oratore-mitraglia si spegne con precisione: una cassa di plastica bianca lo accoglie in attesa di una nuova piazza gremitissima osannante.

mercoledì 24 ottobre 2007

Pioggia finissima verticale

Pioggia finissima verticale sui nostri ombrelli firmati, sui nostri cappotti milanesi, sui nostri abiti gessati, sulle belle scarpe lucidate dalle nostre filippine affezionate.
Piove sulla città morta, sui monumenti dimenticati, sulle statue senza nome, sulle vecchie case diroccate, sulle lapidi inutili, sui tram centenari, sui marciapiedi sgangherati.
Piove su una Milano vecchia, abbandonata, stanca, ammalata e che non vuole più camminare; piove sui cimiteri, sui funerali, sugli ospedali: piove sui ruderi di ciò che siamo stati.
Non smetterà mai di piovere, questa pioggia finissima verticale.

venerdì 19 ottobre 2007

Il panino terapeutico

Una carovana di giovanissimi turisti americani, transumante caravanserraglio antigeometrico in continuo movimento zigzagante fra monumenti di un'italianità ormai morta e plebei Mac Donald massificatori, attraversa disordinatamente la via Dante in uno sfavillio ottobrino di sole quasi pallido ma luccicante.
La mandria mobile si estende per forse 200 metri: il capobranco-pastore mangia un panino imbottito, altri 200 giovanissimi lo imitano; chiude la fila dei 201 panini imbottiti un bambino coi capelli arancioni e vestito da pappagallo: pantaloni gialli e rossi a righe, maglia rossa e gialla e arancione a disegni cachemire. Il bambino divora, ignaro di ciò che gli si muove intorno, un panino imbottito doppio con salsicce e mayonnaise. Pesa forse 90 chili: solo, in coda al gregge, non riesce a tenere il passo dei suoi più agili compagni che si allontanano da lui i-ne-so-ra-bil-men-te, lasciandolo solo in una città a lui sconosciuta e nemica, lontano dalla sferica madre in perenne pensiero: "are you eating enough?".
Il pappagallo-bambinone, icona oscena rivoltante del moderno globale binomio Mac Donald-ottundimento cerebrale, si rende conto di essere rimasto indietro e abbandonato e ha paura. Tonde lacrime come trasudanti dalla sua liscia faccia rosa rotolano fragorosamente sulla pancia, sulle mani, sui vestiti giallo-rosso-arancioni; piange sul proprio miserabile abbandono, piange divorato dalla nostalgia della sfero-mamma così lontana, così dolce, avvolgente. Per consolare la sua giovane anima ferita, il bambino arancione si siede sui piedi del monumento di Dante ed estrae meccanicamente dal suo zaino una panino con trippa e porchetta.
Nel luccicante ma morente sole di ottobre, un bambino di 90 chili piange mille sferiche lacrime di dolore e solitudine: mille chilocalorie entrano in lui come flusso rassicurante di lontane carezze morbide materne.

venerdì 12 ottobre 2007

Futuro scolastico agilissimo educativo

Noi vogliamo che i giovani italiani siano studenti preparatissimi, intelligentissimi, studiosissimi.
Noi vogliamo che i giovani italiani possano competere, superandoli, con i loro colleghi del Nord Europa, attualmente superiori in preparazione, intelligenza, studio.
Noi vogliamo che le scuole italiane generino i futuri governanti dell'Europa Unita: per fare questo vi è bisogno di preparazione, intelligenza, studio, applicazione.
Noi vogliamo che i giovani del Nord Europa, attualmente superiorissimi alla attuale pigra e molle generazione di migliaia di inebetiti italiani ipertrofici, figli unici, viziati, mangiapastascuitta, deboli, delicatissimi, ignoranti, fragilissimi tornino a guardare alla nostra gioventù con il rispetto e l'ammirazione che essa merita.
Per questo noi dobbiamo abbattere la attuale scuola che premia gli scioperi, le inutili manifestazioni, i vizi, le debolezze, e l'ipertrofica gobbosità mentale di studenti svogliati, pigrissimi, nullafacenti.

Per questa necessità noi lanciamo l'inaudita proposta:
- scuole elementari dove si impari a leggere e fare di conto;
- scuole medie dove ogni studente italiano possa capire se sia meglio smettere di studiare e andare a lavorare o continuare nel difficile percorso dell'apprendimento; per questo sarà necessario lo studio della grammatica, della sintassi, della lingua e della letteratura italiane, della storia, della geografia, dell'algebra, delle scienze naturali e della educazione civica;
- liceo dove, in tutti i diversi e possibili indirizzi, sia obbligatorio lo studio del greco antico e del latino, strumenti indispensabili all'ottenere una necessaria agilità del cervello che possa contrastare l'obesa statica immobilità di adolescenti pigrissimi ciccioni e mangiapastasciutta; lo sforzo dello studio aiuterà nel bruciare le calorie gocciolanti da masse inebetite di trippe giovanili debordanti da pantaloni alla moda;
- università dove i giovani italiani siano obbligati a passare metà del periodo di studio presso atenei svizzeri, tedeschi e finlandesi.

In tutti i gradi e ordini di scuola sarà obbligatorio l'uso di grembiuli bianchi per le femmine e neri per i maschi.

Solo così i giovani italiani governeranno la povera malata cialtrona Italia e contribuiranno a governare la giovane Europa.

I due cani neri

Appare tutte le mattine, alla stessa ora, e viene dal fondo del parco dove la nebbia sale leggerissima prima che un pallido sole d'ottobre la porti via. E' un uomo alto, magrissimo, si muove agile, avanza elegante lentamente: un mantello nero lo copre fino ai piedi e confuso nella nebbia del primo mattino cammina verso di me. Al guinzaglio due grandi cani neri lo precedono tenendo il suo stesso passo agile e vellutato e si confondono nel grigio della nebbia e dell'erba autunnale.
Li vedo tutte le mattine, neri, silenziosi, solitari, l'uomo e i suoi due cani coi denti bianchi e gli occhi luminosi che riflettono la nebbia. Si avvicinano senza dare idea di vedermi, mi passano accanto, si allontanano verso la macchia di antichi faggi che avranno ormai cento anni.
E, d'improvviso, anche oggi, come tutte le mattine, l'uomo e i suoi due cani neri diventano nebbia e come spiriti di morti svaniscono nel grigio di questa aurora di piombo che muore prima del sorgere del sole.
Sto qui ogni giorno, nel parco, ad aspettare l'uomo con i cani, per vedere se riesco a capire, se posso immaginare la verità, se trovo una qualsiasi risposta. Ma l'uomo vestito di nero sfugge tremolando nella nebbia d'ottobre coi suoi cani dai denti bianchissimi e gli occhi d'acciaio.

martedì 9 ottobre 2007

Il Minareto d'Alluminio

Siede da ormai cent'anni nella stessa poltrona scarna senza braccioli, cucita di cuoio antico, consunta dalle giornate trascorse senza sosta a governare con dita agilissime di pelle diafana i comandi di fronte: ruota manopole, tocca interruttori, sfiora leve d'acciaio, calibra manometri e strumenti. Controlla la città dall'alto del Minareto d'Alluminio. A trecento metri d'altezza, attraverso vetri splendenti, vede le case e le fabbriche, e le automobili che sfrecciano, e i treni passare veloci e milioni di uomini e di donne là in basso, sotto di lui, nella nebbia leggera del mattino, che si spostano geometrici nelle geometriche strade della città.
Governa la città dal Minareto d'Alluminio, la osserva, la adatta con manopole, interruttori, leve, manometri e strumenti ai cambiamenti del Mondo, la mantiene efficiente e produttiva, ne determina la vita, i ritmi, i tempi; influisce sulle vite delle persone: le sue decisioni sono salvezza o distruzione. Da cent'anni le sue decisioni sono state la salvezza. Eppure ora incombe sul suo allenatissimo cervello raffinato il terrore d'un tocco sbagliato sulle leve d'acciaio temprato; incombe l'orrore della distruzione su quest'uomo che nelle mani bianchissime e nelle dita leggere stringe delicatamente la vita di cento milioni di persone.
Ma alla notte, dopo 20 ore di lavoro ininterrotto, quando le macchine automaticamente governano e controllano, quando va a dormire nel suo letto elementare di ferro e di tela, lui stringe a sé l'antico orsacchiotto di peluche regalo di quell'antica e mai scordata madre dolcissima ormai morta cento anni fa.

lunedì 8 ottobre 2007

Fuoco antigeometrico al Supermercato

Cinque uomini col volto coperto, vestiti di tute nere, scesi da un'automobile argento velocissima e potentissima, monumento meccanico pagano da sacrificare al crudele Dio della modernità dinamica, incrociano tiri di mitragliatore con cinque guardie giurate vestite di stemmi luccicanti d'argento e d'alluminio, giubbotti modernissimi antiproiettile, agilissimi guerrieri moderni assaltati all'improvviso.
S'intrecciano le parabole secche orizzontali antigeometriche di sottili proiettili efficientissimi fischianti fra folle di casalinghe disperate terrorizzate urlanti, cassiere giovani isteriche inesperte della vita vera, proiettili sparati come razzi lunari da dieci mitragliatori da guerra da diecimila colpi al minuto. Centomia colpi sparati, esplode scoppiando fragoroso il rumore meccanico pirotecnico della guerra urbana che quotidiana esige e pretende il sangue da versare nell'arena moderna della multimedialità simultanea: dieci telecamere di dieci televisioni nazionali riprendono in tempo reale lo scrosciare del piombo, i visi urlanti nel Supermercato, i corpi bucati scoppiati maciullati di dieci uomini neri e d'argento. Un milione di telespettatori osserva orizzontale e menefreghista dal divano del salotto di ogni periferia italiana.

domenica 7 ottobre 2007

Vita moderna dell'Uomo Urbanizzato Moderno

Noi riteniamo necessario un cambiamento generale violentissimo nelle consunte consuetudini della vita quotidiana dell'Uomo Urbanizzato Moderno, attualmente metodicamente organizzata all'interno del seguente inossidabile schema:

1- dormire (otto ore)
2- tram-metropolitana-auto (1 ora)
3- lavoro ufficio (4 ore)
4- pausa pastasciutta (1 ora)
5- lavoro ufficio (4 ore)
6- auto-metropolitana-tram (1 ora)
7- telegiornale (1/2 ora)
8- pausa pastasciutta (1 0ra)
9- varie ed eventuali (2 ore e mezzo)

E' necessario scuotere questo schema affinché l'U.U.M. si riapproprii del proprio essere umano e soprattutto possa dedicare un sufficiente tempo allo sviluppo delle proprie attività-capacità intellettuali. Affinché questo possa accadere noi lanciamo la seguente proposta:

gli appartamente dell' U.U.M. dovranno essere progettati da architetti tedeschi-svizzeri-finlandesi modernissimi di età non superiore ai 50 anni; gli architetti più anziani, vittime di teorie tecniche ormai superate, potranno tornare utili nella progettazione di spazi verdi urbani dedicati ad anziani-pensionati-malati-vecchie vedove con cane al seguito;

I pavimenti dell'appartamento dovranno essere interamente costituiti da resistentissime lastre di cristallo trasparente al di sotto delle quali un sistema a gas provvederà a produrre, mediante appositi ugelli, fiamme multicolori che avranno il duplice scopo di riscaldare l'appartamento e di conferire un sentimento continuo di guizzante dinamismo di movimento-luce-colore: l'U.U.M. in ogni punto dell'appartamento verrà infatti accompagnato da una visione continua di fiamme che, balenando e guizzando da sotto al pavimento, trasferiranno all'abitante una visione continuamente dinamica attivizzante energizzante ottimizzante.

Per combattere il pessimismo tipico dell' U.U.M. saranno sufficienti poche ore di palestra meccanica al giorno: un corpo energico, attivo e composto da muscoli lunghi ma resistentissimi darà la necessaria carica di ottimismo utile ad affrontare la giornata. Gli stessi muscoli, debitamente sviluppati, si renderanno utili alle Donne Urbane Moderne che dovranno portare i pesantissimi sacchetti del Supermercato abitualmente frequentato.

L'U.U.M. dovrà lavorare 3 ore al giorno: a tal scopo la Ditta provvederà a fornire, presso l'abitazione del lavoratore, un cubo tecnologico lavorativo attrezzato di calcolatori, sistemi di messaggistica, posta elettronica: il cubo tecnologico sarà collegato alla Ditta mediante potentissimi ponti radio che potranno trasmettere informazioni a velocità elevatissime.

L'appartamento dell'U.U.M sarà direttamente collegato, per le sue necessità energetiche, alla centrale elettrica nucleare che occuperà il centro di ogni città moderna italiana.

Ciò che da tutti oggi è considerato pazzesco sarà normalità nel giro di pochi anni.

venerdì 5 ottobre 2007

La donna italiana moderna

La donna italiana moderna metropolitana abituata alle grandi pianure urbane deve immediatamente e consapevolmente trasmettere al maschio italico ormai staticissimo e omosessualizzato:

1- l'idea della forza fisica soverchiante naturalizzata in gambe muscolose e bicipiti d'acciaio abilmente forgiati in palestre specializzate;
2- l'idea della maternità seppur nella sua androgina sterilità: il maschio italiano non deve sopportare donne-uomo ma è necessario che ricerchi donne-donna-mamma-sterile;

La donna italiana moderna metropolitana deve calzare scarpe dal tacco altissimo d'acciaio che battendo con ritmo militaresco sui nostri marciapiedi e sui nostri pavimenti faranno scaturire scintille elettriche ad altissimo potenziale voltaico; si avranno quindi panorami notturni metropolitani solcati da scie fiammeggianti di donne modernissime in dinamico movimento moto-luce-colore. L'energia elettrica così ricavata potrà alimentare orologi atomici da polso precisissimi al milionesimo di millisecondo.

giovedì 4 ottobre 2007

Statica sfera mobile

La madre italica orizzontalizzata dalla pubblicità delle merendine televisive spinge in avanti, attraverso l'entrata del ristorante pizzeria, una sfera di carne rosa a forma di bambino di otto, forse nove anni. La donna guarda in avanti fiera, a testa alta, con sguardo dritto, sfida il cameriere apostrofandolo con un "tu" plebeo; il bambino sferico rosa ciccione appoggia lo sguardo ebete bovino sui tavoli imbanditi del ristorante pizzeria. Il bambino rosa di forse 100 chilogrammi, sfericizzato dalle merendine della televisione, appesantito da migliaia di chilometri di vasi sanguigni alimentanti chilogrammi di inutile grasso, ha gambe storte per via della deformazione delle sue giovani cartilagini; è ingobbito, statico, pachidermico, suda, sbuffa, ansima, è già cardiopatico; vede i camerieri del ristorante pizzeria servire, volando agilissimi fra tavoli apparecchiati, piatti di pastasciutta e ravioli e gnocchi e tortellini. Il Cicciobomba sferico sovrappeso, immagine prototipa dell'italiano impiombato orizzontalizzato dei giorni moderni vede la pastasciutta e pavlovianamente, dalla sua bocca di idiota, emette bava biancastra, lucente, gocciolante.
La madre ordina pe-ren-to-ria-men-te per il bambino macroscopico, figlio della propria carne e del proprio sangue:

antipasto di salumi
pastasciutta con le cozze
insalatina mista con gamberetti
fritto misto di mare
fritto misto di carne
patatine fritte
gelato
tiramisù.

Corpi agilissimi di camerieri magrissimi danzano intorno al tavolo della madre e del Cicciobomba; denti bianchissimi di giovani italiani sanissimi magrissimi ridono del Ciccione con la faccia già sporca di pastasciutta.
E infine, cosa da tutti giudicata pazzesca, il bambino-sfera scoppia in un fragore sonoro di trippa giovanile: milioni di merendine, ormai incarnate in un corpo rosa e flaccido, come schegge impazzite mitragliano il ristorante pizzeria di via Lorenteggio a Milano: 100 morti.

mercoledì 3 ottobre 2007

Scrivere schiaffeggiando

Noi vogliamo scrivere schiaffeggiando e colpire sulla guancia a tradimento il lettore immobile poltronato chiuso nella vita di tram-ufficio-casa; scrivere in una gragnuola di pugni a percuotere facce pallide con le borse sotto gli occhi bovini di amorfi cavernicoli urbanizzati orizzontalizzati da coscienze addormentate dal cloroformio quotidiano di un'Italia sgangherata e cialtrona.
Noi vogliamo colpire con lo schiaffo e con il pugno di parole taglienti come baionette d'acciaio d'arditi schierati in prima linea.

A noi

la strofa vigile e balzante

in un'arena di combattimento dove parole ardite equivalgono alla più fulgida vittoria.

martedì 2 ottobre 2007

[Non Marinettiano] Mi siedo su questo davanzale

Mi siedo su questo davanzale
da dove guardavo
le colonne dei soldati
passare armati
in fondo alla valle
sbiancati dalle bende
fasciati dalla polvere.

Risiedo nello stesso punto
con le gambe penzolanti
e i piedi incrociati
a fumare lentamente.

E risento uguale
il ferro che strideva
e i motori incrinati
e il passo delle truppe
che tornavano sconfitte.

Riguardo quella valle.

Prati abbandonati e bambini
intirizziti
che giocano allegri
in questo freddo pomeriggio
che sta già facendo sera.

Aspetto, di nuovo,
le colonne dei soldati.


Milano, 2005