lunedì 29 dicembre 2008

Vetro-acciaio di Shanghai

Scrivo da una camera di albergo al quarantasettesimo piano di un grattacielo che svetta, vetro-acciaio, in una città irta di altri grattacieli simili a questo ma molto più alti, in uno sfavillio vertiginosissimo di luci mirabolanti e in un delirio quasi meccanico di decine di migliaia di persone che affollano boulevards lastricati di graniti e marmi, che entrano ed escono da centri commerciali lussuosi e splendenti, dove tutto è alla portata di tutti, e si ingolfano in treni modernissimi lanciatissimi a folle velocità in un numero imprecisato di linee sotterranee metropolitane.
Scrivo da una città il cui aeroporto, progettato da un architetto francese, è collegato al centro via treno similmente a quanto accade con il trenino che unisce Malpensa a Milano: solo che qui il trenino si chiama Magnev, è a levitazione magnetica, viaggia a 450 chilometri orari e il biglietto costa 4 euro. E' un'esperienza resa possibile, mi dicono, da un ex sindaco della città che, in un accesso di -forse- narcisismo- ha voluto realizzare qualcosa che potesse rimanere a sua imperitura memoria.

In questa città ci si può spostare comodamente anche in taxi e fare lunghi tragitti: ieri, per uno spostamento di 20 minuti, ho speso 1,50 Euro e, compresa nel prezzo, c'è la visione simultanea e abbacinante di questo turbinio diabolico di umanità, di tecnologia, di modernità, di ricchezza, di ostentazione, di movimento, di dinamismo frenetico.

E poi ci sono poliziotti che sorvegliano e che controllano, discretamente e a debita distanza, che questo putiferio di esplodente attività si dipani senza intoppi e senza che nessuno crei problemi: questi poliziotti indossano guanti bianchi e hanno lo sguardo fiero ma tranquillo di chi sa di essere forte e nel giusto; anche chi lavora nella metropolitana calza guanti bianchi, e anche le hostess del Magnev hano guanti bianchi; e anche i portieri degli alberghi; e anche le guardie private, cosicché sembra di essere sempre attorniati da persone che, simili a maggiordomi silenziosi, si stanno prendendo cura di te a debita distanza, sì, ma sempre e comunque presenti e rassicuranti.

E poi le persone, qui, sono gentili: sorridono se chiedi loro qualcosa, hanno visi ottimisti, sembrano sereni e hanno sul volto quell'espressione placida e tranquilla di chi conduce una vita sicuramente impegnativa ma, almeno, rassicurante.

Forse, chissà, conta il fatto che queste persone hanno ben poche preoccupazioni: lavorano sempre, tutti i giorni, parlano quasi sempre solo di soldi, sono attaccatissimi alle proprie attività, ma hanno tempo di dedicarsi a ciò che la più avanzata tecnologia permette loro di fare: e allora è tutto un delirio di telefoni cellulari ultra moderni, computer potentissimi mai visti prima, televisori al plasma da mille pollici ovunque, connessioni internet nei posti più impensati, centomila canali satellitari che trasmettono programmi da tutto il mondo.

Forse, chissà, ma è solo un mio pensiero, sono così sereni perché non hanno il diritto-dovere di votare; altri votano per loro e, in fondo, che al potere ci sia un Berlusconi, o un Fini, o un Bertinotti o un qualsiasi altro politico o politicante per loro non fa differenza: lasciano che i politici li guidino in questo loro percorso fatto di progressi continui e di scintillante futuro e pensano alle proprie vite e alle proprie attività. E, nel caso che qualche amministratore corrotto venga pescato con le mani nel sacco, almeno avranno la consolazione di sapere che è stato condannato a cent'anni di lavori forzati. O a morte.

Sto scrivendo da una camera di albergo al quarantasettesimo piano di un grattacielo di Shanghai, Cina, e dovrò presto tornare a Milano, Italia.