domenica 28 settembre 2008

Kevin

Mi chiamo Kevin e vivo a Trezzano sul Naviglio in provincia di Milano. I miei genitori sono della Calabria: mio papà ha quarantacinque anni e mia madre quaranta. Io ho dieci anni e peso ottantaquattro chili. Mia madre dice che è un problema della tiroide. Per il mio compleanno lo zio Santino mi ha regalato una tuta da ginnastica blu elettrica con su scritto Sport Power Iveco e la indosso ogni volta che posso perché anche il mio papà ne ha una uguale e quando andiamo all'Esselunga di Trezzano la mette sempre. Però per essere più elegante mette i mocassini. Anch'io vorrei i mocassini marroni come quelli del papà e infatti ho già chiesto alla mamma di regalarmene un paio per il mio onomastico; ma la mamma dice che mi ha già regalato il borsello porta cellulare con su la faccia di Batman e che quindi, per adesso, i mocassini possono aspettare. E poi dice che non esiste San Kevin e quindi niente onomastico e quindi niente regalo.
In fin dei conti sono un bambino felice: abbiamo una bella casa con dei bravi vicini di casa: anche loro sono della Calabria e li incontriamo sempre al Centro Commerciale alla domenica. Anche loro indossano una tuta come quella di mio padre, ma quella del papà è più bella perché è lucida e quando c'è luce riflette le lampadine.

Ti scrivo questa lettera perché ho letto il tuo blog e vedo che scherzi sempre i bambini grassi o ciccioni, come se fossero spazzatura umana schifosa oscena orribile che ti fa schifo solo a guardarla come se fosse colpa mia se quella deficiente della mia mamma mi dà sempre da mangiare quelle merendine orrende che mi hanno fatto ingrassare di 50 chili negli ultimi sei mesi e le gambe mi si sono stortate tutte e adesso sono diventate gambe a X e i miei compagni di klasse mi prendono per il kulo tutti i giorni e non riesko neanke a kamminare per ciento metri xché mi saltano i battiti del cuore e io mi sento morire e quei deficienti dei kompagni ke mi prendono in giro perché mi chiamo Kevin e allora mi kiamano Cicciobomba Kannoniere e io non posso neppure guardare le bambine della mia classe che ridono ogni volta perché dicono che ho la faccia da cretino con tutte le guance che sembrano gelatina rammollita sempre sporke di maionese e ke ho le dita delle mani come le salsicce del macellaio arabo che ha il negozio vicino a kasa nostra a Trezzano e allora preferisco stare a casa a guardare la TV che almeno si vedono i documentari con gli animali selvaggi e cieli azzurri e montagne meravigliose e isole lontane e popolazioni così diverse e almeno sogno di essere un bambino normale che possa andare in giro per il mondo e camminare senza dovere ansimare e guardare le bambine negli occhi e non vergognarmi di questo nome da circo che mi hanno messo addosso come una croce ed è cosi pesante da portare.

Mi chiamo Kevin, ho dieci anni e peso 84 chili. Sono un bambino felice e abito a Trezzano sul Naviglio in provincia di Milano.

mercoledì 24 settembre 2008

Mondi distantissimi ormai morti e disfatti in polvere eterna

Mi guardo intorno stupefatto ad osservare questa massa ondivaga di esseri umani che si muovono come telecomandati da altrui volontà siderali automatiche distanti chissà quanto, forse miliardi di anni luce. E mi si disegnano nel pensiero immagini di milioni di piccolissime navicelle spaziali lanciate come semi e contenenti germi di uomini lanciate un trilione di anni fa da civiltà ormai dissolte da eoni e che, polvere i loro ideatori e costruttori, solcano con volo automatico gli spazi infiniti alla ricerca di un approdo. E mi immagino una navicella-uomo che sia caduta nella notte dei tempi su questa nostra Terra e abbia generato il frutto ormai marcito di questa nostra Umanità, ultima testimone abbandonata di mondi distantissimi ormai morti e disfatti in polvere eterna.

giovedì 11 settembre 2008

Il sogno

Mi sveglio di soprassalto ancora oggi nel mio letto umido di sudore con un grido in gola nel ricordo della massa compatta del milione di motorini urlanti e delle nuvole azzurre di gas dei tubi di scappamento e del fragore dei motori imballati e del milione di facce con gli occhi a mandorla stretti in un ghigno malefico che, all'incrocio fra le due strade di Saigon, scattano in avanti come sola massa meccanica di ferro-uomo e sembra mi puntino come per passare sopra al mio povero corpo atterrito di occidentale che vuole attraversare la strada in una città che non è sua, non gli appartiene, gli è nemica.
Vedo, nel milione di uomini-macchina che scattano al semaforo, il segno di un futuro vicino fatto di miliardi di occhi a mandorla che governano il mondo sibilando fra denti bianchissimi e labbra aggricciate agghiaccianti ideogrammi 胜利,力量,霸权,中华,金钱 lanciati in avanti nell'aria umidissima e usati contro di noi come lame taglientissime di scintillanti kriss malesi.