domenica 23 dicembre 2007

Natale d'acciaio

Ai miei lettori, ai miei amici e ai miei nemici auguro un Natale d'acciaio iluminato da migliaia di luci elettriche scintillanti scaturenti giovani idee e forze nuove per un futuro maschio, operativo, geometrico.
Al bando le melancolie e il pessimismo pastasciuttaro ferragostiano; al bando gli unutili piagnistei italici; è necessario uno sforzo altissimo per far sì che questo Natale possa essere un Natale da ricordare: spenderemo dunque svariati biglietti da cinquanta euro per acquistare preziosissime vivande che preparino a un banchetto vero e degno di tal nome: caviale, salmoni, mille tipi di carni e di pesci, salumi pregiati, vini, champagne.
Buon Natale anche a tutti i bambini buoni. Ai bambini ciccioni, invece, tanti panettoni: con l'augurio che, magari, fra una macrofetta e l'altra, a qualcuno possa venire l'appendicite.

lunedì 17 dicembre 2007

La Nuova Guerra Mondiale

Sogno la Nuova Guerra Mondiale, combattuta a suon di legnate e di lunghe scazzottate, ognuno solo col proprio bastone di legno e la forza dei pugni e niente altro.
Sogno campi di battaglia dove risuonano schiaffoni e calcioni, con crani pelati percossi da sonore bastonate e pance obese di impiegati inurbati battute come tamburi africani e urla selvagge e spaventose che si levano in un cielo annuvolato e con Dio che guarda e che ride delle miserie proletarie di questa umanità ormai perduta.
Sogno eserciti contrapposti e violentissimi, l'un contro l'altro armati, capitanati da casalinghe disperate e da ragionieri sudaticci; sogno fionde a migliaia per tirare sassi strappati dai nostri selciati cittadini; sogno catapulte primitive per scagliare sul nemico vecchie lavatrici abbandonate; sogno ragazzette schifiltose e straviziate all'assalto di trincee scavate in terra come tane di topi da migliaia di bambini ciccioni che si difendono a colpi di ceffoni; sogno contadini coi forconi che inseguono come prede di guerra mamme cittadine alla moda vestite come le figlie adolescenti e foruncolose; sogno scorrettezze e carognate; azioni arditissime e geometri imboscati; medaglie al valore e decimazioni selvagge.
Sogno la Nuova Guerra Mondiale che riporti su questa terra massacrata l'ordine naturale del più forte e del resistente. Vinca chi ha i muscoli e il coraggio, chi vale di più e chi ha il cervello più sviluppato e chi resiste al freddo e alla fame. E morte e vergogna ai deboli e inadatti, ai viziati e ai pavidi e a chi non resiste alla violenza e alla legge dura dei pugni e dei calcioni.
Sogno la Nuova Guerra Mondiale per ripartire da zero e risanare finalmente, con la calce viva del sangue e delle legnate, questo mondo morto e decomposto che ci ammorba con l'odore osceno e nauseabondo di tombe scoperchiate.

lunedì 10 dicembre 2007

Gocciola lenta e dolorosa

Gocciola lenta e dolorosa come l'infanzia lontana questa nebbia sottile che si scioglie su noi; gocciola come la fanciullezza ormai perduta e i ricordi vivissimi eppure già morti di giorni passati; gocciola triste sulla mia anima grigia mai guarita dalla arcigna malattia di esser bimbo in un corpo di vecchio. Ci smarriremo, chissà, un giorno in questa nebbia che ci addolora per trovarci, magari, in prati verdissimi color dello smeraldo sotto un sole meraviglioso che non scotta e non brucia. E ci parleremo, ancora, fra sorrisi tenerissimi di ciò che eravamo e ci terremo per mano con mani che non avremo ma saranno gli occhi, rimasti luminosi, a scoccare pensieri che non saranno più umani.

sabato 1 dicembre 2007

Il tram numero 14

Plebaglia suburbana e subproletaria fusa in una unica semovente ributtante formazione compatta parallelepipeda di carne inscatolata in tre vagoni lerci pseudofutiristici di un tram verde marcio progettato da ingegneri-geometri idioti e diretto sferragliante come barca putrida di Caron Dimonio occhi di bragia a traghettare anime morte di centinaia di passeggeri illividiti da luci al neon verdastre nella centrale via Torino. Accozzaglia antiomogenea di razze disordinate raggrumate un un acido brodo disgustoso che mi fa sentire marziano verde-tram proiettato da anni luce di distanza e sparacchiato a tradimento nel gorgo scientificamente previsto di un maelstrom osceno rivoltante di brutte facce, brutti vestiti, brutte lingue, brutti odori, brutti uomini, brutte donne. Vivo non sperando in un mondo che non è più mio, tuo, nostro. Vivo sul tram numero 14, navicella ributtante di scorie repellenti da sparare sùbito, già domani mattina, con dinamite superpotenziata sulla superficie marziana.
Nel frattempo nella luminescente, gelida, sfavillante via Dante, coppie diamantate di russi superbamente ricchi solcano altezzosi e colbaccati la viscida marea di folla ondivaga rimbalzandosi a fior di labbra incomprensibili e glaciali "да" e "нет".