martedì 9 ottobre 2007

Il Minareto d'Alluminio

Siede da ormai cent'anni nella stessa poltrona scarna senza braccioli, cucita di cuoio antico, consunta dalle giornate trascorse senza sosta a governare con dita agilissime di pelle diafana i comandi di fronte: ruota manopole, tocca interruttori, sfiora leve d'acciaio, calibra manometri e strumenti. Controlla la città dall'alto del Minareto d'Alluminio. A trecento metri d'altezza, attraverso vetri splendenti, vede le case e le fabbriche, e le automobili che sfrecciano, e i treni passare veloci e milioni di uomini e di donne là in basso, sotto di lui, nella nebbia leggera del mattino, che si spostano geometrici nelle geometriche strade della città.
Governa la città dal Minareto d'Alluminio, la osserva, la adatta con manopole, interruttori, leve, manometri e strumenti ai cambiamenti del Mondo, la mantiene efficiente e produttiva, ne determina la vita, i ritmi, i tempi; influisce sulle vite delle persone: le sue decisioni sono salvezza o distruzione. Da cent'anni le sue decisioni sono state la salvezza. Eppure ora incombe sul suo allenatissimo cervello raffinato il terrore d'un tocco sbagliato sulle leve d'acciaio temprato; incombe l'orrore della distruzione su quest'uomo che nelle mani bianchissime e nelle dita leggere stringe delicatamente la vita di cento milioni di persone.
Ma alla notte, dopo 20 ore di lavoro ininterrotto, quando le macchine automaticamente governano e controllano, quando va a dormire nel suo letto elementare di ferro e di tela, lui stringe a sé l'antico orsacchiotto di peluche regalo di quell'antica e mai scordata madre dolcissima ormai morta cento anni fa.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

domanda veloce. questo testo fu scritto da Marinetti oppure è stato scritto da un utente di nickname "marinetti". In caso sia proprio di marinetti è possibile avere dei riferimenti bibliografici?

Marinetti ha detto...

E' un brano scritto dal curatore di questo blog; FT Marinetti non ha mai scritto nulla del genere, mi rusulta.