lunedì 5 novembre 2007

Il battito

Ed ecco, batte ancora di notte una mano sull'uscio di quella vecchia casa deserta che si vede sola laggiù in fondo alla pianura, dietro alla nebbia che sale leggera e copre i rovi e i muri marciti dal tempo e il cancello di ferro battuto. E' un battito che sento ogni sera, ogni volta che arriva la notte, ogni volta che sale la nebbia e cala il silenzio sulla valle e sul fiume.

E' un battere ritmato, distante ma nitido di nocche inquiete sulla porta di legno: lo sento distintamente e non riesco a ignorarlo, lo ascolto e trattengo il respiro, mentre mi rizzo attento sulla vecchia sedia a dondolo su questo terrazzo che vede la valle.
E batte quella mano per chiamare qualcuno che non c'è, che abitò là cent'anni fa, che sedeva su quelle sedie a consumare un pasto solitario fatto di pane e vecchio formaggio.
Sento il battito rimbalzato dalla distanza e rabbrividisco nel freddo d'ottobre, mi stringo nella mia coperta di lana rossa, aguzzo i timpani ormai sordi per sentire se oggi, in questa nuova notte di nebbia, ci sarà una risposta, un segno di vita. Ma so già d'aspettare un suono che non verrà, che non verrà mai, c'è solo quel battito sul legno già marcio di quell'uscio lontano.

E rivedo nei miei occhi ciechi chiari bambini ridenti e allegri sciamare da quella stessa porta in una giornata splendente d'estate e correre a perdifiato verso il fiume... cent'anni fa....

2 commenti:

Anonimo ha detto...

questo battito solitario e malinconico mi piace. mi somiglia. spero solo di non essere sordo, se mai busserà di nuovo...

Marinetti ha detto...

Se batte, speriamo porti qualcosa di bello.