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giovedì 16 luglio 2009

Fresco mitragliamento obliquo della pioggia d'estate

Sentire all'orizzonte esplodere in successione metronomica
le grancasse siderali di mille tuoni intermittenti
accompagnate dai colpi secchi rullanti
a ritmo di tango
di un'orchestra di fulmini
e in sottofondo l'improvviso mutismo assoluto
di merli e cinciallegre
fino ad ora cantanti
al cielo grigio
pentagrammi volanti di note fischianti.

E buttare all'improvviso questa giacca pesante e saltare fuori da questa trincea e correre a perdifiato verso le linee nemiche coi piedi nudi e le braccia spalancate per essere, finalmente, messo a fuoco, collimato e preso di mira ad alzo zero dal fresco mitragliamento obliquo della pioggia d'estate.

mercoledì 21 novembre 2007

Tempesta elettrica che schiocca lampi e fulmini

Tempesta elettrica terribile che schiocca lampi e fulmini sulla città nera di pioggia, sulle strade vuote, sulle case eterne, sulla mia finestra sbarrata. Guardo fuori dalle persiane, spio il cielo arroventato da milioni di saette scagliate giù a manciate con rabbia e con violenza da un dio tremendo antico infuriato e che ci odia, non ci vuole più, non ci riconosce più.
Milioni di fulmini, di scariche elettriche, di volt, di watt, di ampère: dalle persiane guardo questa fine del mondo elettrica spaventosa che non ci lascia scampo e che mi assorda con il rombo dei tuoni e il fragore dei lampi mitragliati con perfidia come su un campo di battaglia.
Ma vedo bene? Da dietro alla mia persiana, nella strada deserta spazzata da un vento che fischia terrore, con l'asfalto luccicante che riflette un marasma di miliardi di scariche elettriche mortali, un giovanotto ingrassato e con le gambe storte cammina ingobbito nella tempesta malvagia: nella mano sinistra un pacchetto di patatine fritte calde e fumanti, nella mano destra un cellulare che tiene attaccato all'orecchio. Ride. E parla coi suoi amici. Dà appuntamenti per il prossimo aperitivo al solito posto e alla solita ora. E parla spensierato, ride incosciente, allegramente affronta -senza paura- la tempesta elettrica che squassa la città.
Brilla nel buio della notte malvagia un'antenna di telefono cellulare; trilla nel fragore di questo incubo tremendo una risata argentina; si diffonde nel vento turbinante di tempesta profumo di patatine fritte. Ed ecco, un fulmine potentissimo, di forse cento milioni di volt, s'abbatte sull'antenna del cellulare del giovanotto telefonico ingrassato e ridente. Un dio tremendo ma finalmente sazio si ritira appagato fra le nuvole inferocite mentre un grasso mucchietto di cenere bruciante si disperde nel vento della notte.