mercoledì 26 settembre 2007

Il Ciccione Rigato

Un uomo vestito solo di un costume da bagno a righe gialle e rosse orizzontali che gli copre tutto il corpo di ciccione urbanizzato ripete saltelli atletici accompagnati da sonori "oplà!" mentre, dal punto più alto del Duomo di Milano, osserva l'oceanica adunata di spettatori per lui convenuti e che gremiscono la piazza che sotto di lui si apre multicolore, multirazziale, multisonora.
Il Ciccione a righe orizzontali indossa i suoi occhiali da miope e conta nella piazza centomila occhi spalancati, diecimila macchine fotografiche digitali, mille telecamere professionali di mille televisioni mondiali; a destra, verso la Galleria, cinquemila giornalisti con cinquemila computer portatili; a sinistra, verso l'Arengario, cinquemila carabinieri. In fondo dritto, verso il Cordusio, centocinquanta autoambulanze d'alluminio lampeggianti modernissime: centocinquanta motori da centocinquanta cavalli.
Il Ciccione rigato consulta l'orologio da polso: tre minuti a mezzogiorno; la piazza si muove si scompone si agita e sale un "ooohhh" di eccitazione al movimento del braccio con l'orologio; centomila occhi guardano, diecimila macchine fotografiche digitali scattano, mille telecamere professionali rimbalzano a mille televisioni, attraverso mille ponti satellitari, l'immagine enormemente ingrandita dell'orologio da polso del Ciccione: in tutto il Mondo è mezzogiorno meno tre . Il Ciccione riporta il braccio alla precedente posizione: la piazza multicolore e multirazziale torna alla multisonora normalità.
Ed ecco che, pazzescamente, il Ciccione multirigato spicca tre piccoli balzi inaspettati, s'avvicina alla balaustra di marmo che lo separa dal vuoto verticale, slancia le braccia in avanti come in un tuffo agilissimo e, con un dinamicissimo salto definitivo si lancia nel vuoto, in basso, verticale, a capofitto sulla folla multicolore, multirazziale, multiurlante di un orrore eccitato bellissimo tremendo. Nella piazza che s'avvicina alla velocità pazzesca di duecento chilometri all'ora il Ciccione con le righe vede aprirsi la folla, crearsi un buco, un varco vacuo sul selciato di marmo ingrigito dal passaggio di un milione di piccioni. Un piccione vecchio e rognoso non fa tempo a spostarsi, il Ciccione lo spiaccica con il suo corpo urbanizzato che lanciato sul selciato scoppia con un "bum" deflagrando in centomila pezzi, centomila coriandoli di carne e di ossa e di ciccia e di trippa che ricadono, come pioggia nucleare, novella Hiroshima, sulla folla urlante, multicolore, multirazziale, eccitatissima.
Mille televisioni in tutto il Mondo rilanciano a un miliardo di persone l'immagine statica di un costume a righe orizzontali gialle e rosse, straccio sanguinolento deflagrato, esploso; vicino al corpo un orologio da polso senza il polso e un paio di occhiali incrinati da miope urbanizzato.

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