Ricordo me stesso bambino e la gioia di parole spensierate lanciate nel cielo e ricadenti su di noi come fiocchi di neve bianchissima e le nostre piccole mani come farfalle coloratissime di guanti di lana rossi e blu ad acchiapparle a mezz'aria e giocare a rimbalzarcele l'un con l'altro e le guance rosse e i ginocchi sbucciati e mia madre giovanissima al balcone ad aspettare il mio ritorno.
Ricadono, oggi, su di noi parole nuove ma senza gioia, come gocce grigie di pioggia autunnale che ci intride i cappotti e le spalle infreddolite.
E cresce la fatica pesante di dire -ancora- delle parole.
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5 commenti:
taci,allora. un gesto sarà sufficiente. pare. tipo prestarmi una sciabola malese, nel caso.
alexyr (di umore pessimo in un sole pallido milanese)
Caro Marinetti,
anch'io nostalgicamente ricordo il tempo della spensieratezza e del gioco. Ma ad un tratto il grigiore viene squarciato da un grido :"paparuccioooooo!!!", Mafalda mi risveglia dal torpore dei miei ricordi e insieme a suo fratello Guglielmo mi rivela il perchè della mia esistenza. Io ci sono perchè loro esistono e io vivo e ho senso per loro. D'incanto la fatica pesante si trasforma nell'entusiasmante e leggerissima gioia di parlare con loro, di indossare il loden e uscire nella speranza che nevichi...
Parole molto belle. Bellissima e leggerissima la frase "D'incanto la fatica pesante si trasforma nell'entusiasmante e leggerissima gioia di parlare con loro."
Bella anche questa cosa del loden e dell'uscire nella speranza che nevichi. Ci scriverò qualcosa.
Dovrò anche scrivere della gioira spensierata di pranzare con qualche amico in una trattoria dimessa del centro di Milano.
...e dell'incredibile sensazione che si prova a degustare un "vino" che sa di tappo anche se vive in un bottiglione con il tappo a vite !!!
Grande Marinetti! Spero di leggere, presto, qualcosa sul caos prenatalizio. Orl
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