mercoledì 18 novembre 2009

Manifesto della scrittura passatista-futurista

Noi vogliamo scrivere per pochi, e con la nostra scrittura schiaffeggiare l'ignorante, lo zotico, l'analfabeta.
Noi mettiamo in atto una scrittura che non possa essere compresa dalla massa primordiale suburbana proletaria illetterata. Noi usiamo aggettivi, avverbi e sostantivi desueti, in modo che essi rimangano oscuri alla massa dei cialtroni decerebrati da pastasciutta e televisione.
Noi vogliamo ridurre il numero dei nostri lettori a quei pochissimi che sappiano di italiano, latino, greco.
Per questo noi usiamo un linguaggio arduo, astruso, arcadico, antipratico.
Noi vogliamo che lo schiaffo e la sberla dei nostri scritti incomprensibili si stampi come icona di vergogna sulle facce idiote e le gote flaccide di ragazzini obesi e di genitori ignoranti vestiti di tute da ginnastica e dotati di borsello porta-cellulare.
Noi vogliamo che dei nostri scritti rimanga nei cervelli piccoli e rintontiti da mille ore di televisione un enorme punto interrogativo che tutto sovrasta e tutto rende incomprensibile.
Noi non amiamo la massa degli illetterati: noi vogliamo parlare all'aristocrazia del pensiero.
Per questo noi siamo passatisti-futuristi: perché attraverso la lingua del passato si possa costruire un fulgido futuro d'avanguardia di pensiero esclusivo.

martedì 17 novembre 2009

Sicut umbra dies nostri supra terram

Ero sul tram. Intorno a me giovani donne bellissime con i seni rifatti.
Ed ecco che, come in un incubo ossianico, m'appare negra la repentina fosca visione d'un cimitero notturno e di mille tombe sparse; e dentro quelle bianche tombe rilucenti alla Luna, cenere grigia e pochi resti mortali di quelle donne che furono belle. E fra quei miseri resti offesi dal tempo e mortificati dalla nera putredine della terra che li ricopre, ecco scintillare immortali, come speranza di resurrezione eterna, due protesi di silicone bianche baluginanti nella notte selenica: ciò che rimane dell'insulto della morte e del tempo che fugge.
Ahi,  poveri noi e povera Umanità mortale! Sicut umbra dies nostri supra terram.